Piove, governo ladro!

26 Maggio 2013

 

Il paradiso della peronospora… 

Una primavera fredda e molto piovosa affligge tutto il nord Italia: il morale a terra un po’ di tutti, i ristoratori si lamentano che la gente non esce, gli albergatori di mare, lago e montagna soffrono più del normale, fiumi e canali insidiano pericolosamente molte città, i paesi in collina sono lacerati da frane e smottamenti.

Le uniche che ringraziano saranno le falde acquifere.

Peggio di tutti sta la povera agricoltura con molti terreni lasciati incolti per l’impossibilità di seminare, frutta e verdura che non matura o marcisce, fioriture stentate o annientate e molti campi allagati.

I vignaioli di sicuro imprecano ogni settimana, è questo infatti il periodo dell’accrescimento, quello più delicato per la peronospora, pericolo più grande per la vite in questo periodo.

La peronospora della vite è un fungo, più esattamete un oomicete che si presenta sotto forma di oospore senza flagelli
durante l’inverno che, quando le piogge si fanno abbondanti e le temperature più elevate, “germoglia” diventando zoospore che si muovono sul velo d’acqua e vengono veicolate fino alle foglie. Qui grazie ad un tubo micelico attaccano, presentando la loro primaria forma infettiva conosciuta come macchia d’olio.
Il nome scientifico è Plasmopara viticola, viene dall’America e in Europa è presente dal 1879; di danni ne fece a iosa finchè non fu scoperta l’efficacia anticrittogamica del rame e approntata la poltiglia bordolese.
Attualmente esiste una gamma piuttosto ampia di antiperonosporici, i famigerati pesticidi che molti, anche di fede naturalista, sono tentati di usare; troppo grande il rischio con condizioni di umidità così alta e l’imminente caldo che di certo non tarderà ad arrivare.
Facile capirli, con vigneti difficilmente praticabili perché zuppi di acqua, l’erba e i tralci delle viti che crescono a vista d’occhio e diventano difficili da gestire perché non si può andare a lavorare… i più bravi ed intelligenti lotteranno con prodotti alternativi: la biodinamica, l’omeopatia, le alghe o altri induttori di resistenza di origine minerale o vegetale per ridurre i trattamenti con il rame.
Gli altri invece, più timorosi o con terreni poco vitali, si adagiano all’uso semplificato dei pesticidi,  dannosi per la vite stessa e per la salute umana, che, ahinoi, finiscono nelle bottiglie e nei corpi di chi li consuma.

Ma consoliamoci e rallegriamoci, intanto, con qualche bella canzone italiana sul tema:

Il mitico Modugno:

il Jovanotti di qualche anno fa:

Due band vicentine, dal punk di fine anni 90  dei Melt al rock degli amici Charlotte Bean:
 

Amorevole e sfuggevole primavera…

Sabato sera…vi volete fare un regalo all’animo?!? Vi consigliamo di correre ad un puro e biologico di Vicenza,     Ristorante “Zenzero” di Stefano De Lorenzi, giovine e abile Chef vicentino che in modo semplice e diretto fa di ogni stagione un portento, attingendo a frutta e verdura biologica, solo fresca e senza intingoli inutili (burro, soffritti vari…), per l’esaltazione totale del gusto! (anche la “cintura” così ringrazia!).

 I suoi segreti sono stati recentemente “svelati” nel programma di Benedetta Parodi, dove ha eseguito piatti ingegnosi ma facilmente realizzabili (mitica la valigetta usata!).

In sala Stefano è affiancato da una grande donna, Mariapia, solare e scherzosa donna dai capelli e dal carattere deciso: guardandoli negli occhi si capisce dopo davvero poco quale sia il loro grado di parentela!

ll ristorante è arredato in modo artistico e rilassante, luci soffuse, legno, pareti chiare in contrasto con pareti ebano  ideate dalle mani e l’estro di Stefano stesso, il quale si rivela abilissimo artigiano oltre che bravo cuoco (date un’occhiata alle camere dell’hotel! Superbe! )

 In un lampo la danza del menù a degustazione inizia: pane e grissini caldi appena sfornati da gustare, un piccolo panetto di burro al ginepro, mentre per il vino sceglie Stefano: bianco biodinamico del Sudtirol con chardonnay e pinot grigio di Alois Lageder, il Beta Delta 2011. Un vino dal colore giallo brillante con riflessi verdi, buon equilibrio tra acidità, mineralità, frutto e corpo, forse un po’ troppo perfettino e tecnico per i nostri palati, percepisco la solforosa al naso, ma in ogni caso un vino ben fatto per la grande cantina da cui viene prodotto.

Si continua poi con…

-Crema di piselli freschi in purezza con erbette aromatiche fresche (timo, maresina…) e fiorellino di gelsomino

-Spuma di Cavolfiore e patate affumicate  con pane croccante e olio all’anice

-Capuccino di spuma di piselli con risotto alla burrata e aroma al limone

-Canederlo di pane con cuore di spinaci e crema ai formaggi

-Costicina di Agnello con crosta profumata e cubettata di patate piselli e fave

-Bis: Manzo d’alpeggio leggermente affumicato con patata e bisi

-Dolce: Giardinaggio! Incredibile vasetto da balcone con all’interno una pallina di gelato alla ricotta di capra, amarene ed erbette aromatiche!

Il risotto ci ha fatto impazzire, assolutamente inaspettato l’equilibrio e come rinfreschi la buccia di limone appena gratuggiato assieme alla rotondità e grassezza della burrata.

La scelta del nostro bis ha due storie che vale la pena di raccontare: dallo scaffale dei vini (tutti naturali e molti di Arkè) non abbiamo potuto resistere ad una bottiglia del Carso, terra fatata e incredibile, dove c’è la bora che a volte soffia a 150 km/h, una terra che non ha terra, ma un blocco di rocce calcaree e la poca che c’è è nelle Doline. Ma nonostante tutto ha un figlio diretto e sanguineo assolutamente incredibile: tutto ciò è il Terrano, vitigno complesso e nervoso, con acidità e frutto stratosferici, non si riesce a smettere di volerlo capire e bere! Noi con lui ci siamo dissetati scegliendo quello di Zidarich 2010, e che vino ragazzi….

La seconda storia ve la lasciamo guardare, a noi è piaciuta molto e l’abbiamo riprodotta almeno 2-3 volte!

E` un metodo di cottura molto intrigante, fatto in modo semplice, ma senza invadere troppo, non coprendo le sensazioni sanguinee e prelibate della qualità della carne scelta, assolutamente da provare!

Grazie Stefano e Mariapia e a tutto lo staff, gran bel magico posto!

     Dettaglio della tovaglia e il dolce “giardinaggio”

Vinnatur e i furbetti

17 Maggio 2013

Da quattro anni l’associazione VinNatur analizza i vini dei propri associati, che rinnovano la loro iscrizione partecipando all’evento concomitante con il Vinitay, Villa Favorita.

Le analisi ricercano 132 principi attivi che potrebbero venire usati in viticoltura. Antifungini per prevenire dal rischio di malattie della vite, i diserbanti per contenere le erbe infestanti, gli antibotritici per non far marcire l’uva, gli insetticidi: tutte sostanze di sintesi che possono rimanere nel vino e quindi poi nel nostro organismo.

Chiaro che se un vignaiolo le usa non si può chiamare il suo vino naturale, ma anzi potenzialmente dannoso per la salute. Sono tutte sostanze ammesse in agricoltura, sono presenti nella maggior parte della frutta e della verdura in commercio.

Oltre a questa costosa analisi, che smaschera subito i vignaioli disonesti con se stessi e con i propri consumatori, c’è quella dei solfiti che mostra una piccola ma significativa parte delle pratiche di cantina attuate da ogni produttore.

Lo schema riassuntivo fatto da VinNatur mostra buoni risultati, con 12 aziende su 140 beccate ad utilizzare pesticidi, 52 aziende che non usano solfiti e le altre in quantitativi bassi, a parte rari casi.

Che vuol dire?

Che VinNatur da anni lotta in modo concreto per migliorarsi, per selezionare e per crescere: i produttori non vengono messi sulla pubblica gogna, i loro nomi non si sanno, ma dopo tre volte il recidivo viene cacciato. Per alcuni serve a crescere, per altri a scappare su altri lidi, dove vengono controllati solo a carte e parole.

E oltre alla selezione al proprio interno, da anni porta avanti la sperimentazione in vigneto in collaborazione con l’agronomo Ruggero Mazzilli e l’Università di Firenze e la ricerca sulle vinificazioni spontanee, in collaborazione con l’Università di Verona e l’enologo Franco Giacosa.

L’unica via per parlare in modo concreto di vini naturali, senza chimica, senza nulla di aggiunto e nulla di tolto, senza la tecnologia ma solo con l’uva e la passione dell’uomo, del contadino che lo fa!

Senza perdersi nelle inutili beghe, tutte italiane, sulla leggitimità di un aggettivo semplice e chiaro come “naturale” applicato al vino, a questi vini!

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Naturale. Fiera del vino artigianale

Un’altra fiera che ci vede coinvolti, da sabato prossimo, 11 Maggio, fino a Lunedì 13.

E` la seconda edizione del primo ed unico salone di vini naturali in Abruzzo, che si svolgerà presso il rinascimentale Palazzo Santucci nel villaggio a pochi chilometri da L’Aquila, Navelli.

Noi avremo un nostro banchetto e le aziende che rappresenteremo direttamente saranno:

La Biancara di Angiolino Maule, Gambellara, Veneto

Daniele Portinari, Colli Berici, Veneto

Elvira bio, Colli Berici, Veneto

Pacina, Colli Senesi, Toscana

Champagne Bourgoise-Diaz, Francia

Domaine Les Briseau, Loira, Francia

Birra LuckyBrews, Montecchio Maggiore, Veneto

 

Inoltre saranno presenti con il loro tavolo espositivo  i vignaioli con cui collaboriamo:

Carussin, Asti, Piemonte

Ca’ del Vent, Franciacorta, Lombardia

Casa Belfi, Treviso, Veneto

Cinque Campi, Reggio Emilia, Emilia Romagna

Franco Terpin, Collio, Friuli Venezia Giulia

 

L’organizzazione di Naturale è a cura dell’Associazione Dinamiche Bio, quattro giovani aquilani, appassionati, bevitori e grandi conoscitori di vini naturali che nel 2011 uniscono le loro forze con l’idea di far conoscere la cultura e la forza contadina che fanno nascere questi vini, portando a Navelli quelli che sono tra i più virtuosi vignaioli italiani.

A noi piace e abbiamo voluto sostenere il loro sforzo, perchè viene da una città ed una regione ricca di risorse naturali, di arte e storia, di vini ed olivi, fatta di persone tenaci ed ospitali. Questi aquilani e la loro città che ancora soffre e sanguina per quel devastante terremoto che l’ha spaccata in due e colpita al cuore, ancora perlopiù in macerie ed abbandonata, dimenticata dalle istituzioni e da chi dovrebbe aiutarla.

Nel loro piccolo, Dinamiche Bio e Naturale, aiutano noi a far conoscere quel che facciamo, ma aiutano la loro regione a crescere, a sentire aria nuova e idee, nel loro piccolo, rivoluzionarie e moderne: con questo salone sensibilizzano nuovi palati a gusti ormai persi, educano al rispetto per la natura e la sua variabilità, si scoprono usi e costumi di luoghi vicini e lontani, si parla di innovazione e ricerca. Il tutto in un clima conviviale, dove le persone si raccontano e si parlano, dal vivo!

Scusate se è poco!

http://www.dinamichebio.it/naturale/

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