
Quest’estate ci siamo concessi un’altra visita in Francia, e siamo stati a trovare Brunnhilde di Domaine de Courbissac, che si trova a Cessares, nel Minervois.
Brunnhilde Claux, classe 1984, donna forte e dai folti capelli neri, occhi intensi e vivaci e coraggio da vendere: mamma e vignaiola. Una vignaiola pazzesca!
Ama il vino e la vigna in modo viscerale e parla perfettamente italiano, con quell’accento francese che fa tanto impazzire noi italiani, imparato durante il periodo dell’Università a Pisa. Le sue esperienze in campo vinicolo si son affinate grazie al suo lavoro presso Domaine Gauby nel Roussilon e successivamente presso Terroir Al Limit nel Priorat, Spagna.
Eppure poi il destino l’ha portata qui, a Courbissac: ci sono luoghi magnetici, come accade qui in Linguadoca, dove l’acqua è un bene prezioso perché raro, e le colline calcaree dal manto rado e spinoso, denso di profumi mediterranei, sono sferzate dal vento, l’unico rumore; i margini meridionali del Massiccio Centrale sfumano in monti dal profilo dolce e altopiani carsici estesissimi, interrotti solo dalle gole profonde che i fiumi vi hanno inciso. Questo territorio è attraversato da percorsi di transumanza, di pellegrinaggio sia in passato che ai giorni nostri; tanto vaste e spopolate, queste montagne sono state lo scenario dove, alla fine del XVIII secolo, fu avvistato un ragazzino di circa 10 anni, completamente nudo. Il fatto, storicamente documentato, è stato mirabilmente raccontato da François Truffaut ne “Il ragazzo selvaggio” (1969). Il «selvaggio dell’aveyron» sopravviveva sui Monts de Lacaune, incapace di parlare, cibandosi di bacche e camminando a quattro zampe (fonte Wikipedia). Una storia strana ma vera che ci ha davvero colpito.
In questo contesto naturale di grande bellezza, scandiscono il cammino moltissime chiese, alcune delle quali attualmente sconsacrate, ma dove un tempo vivevano uno o due eremiti cristiani, i quali, ci racconta Brunnhilde, erano soliti coltivare anche la vigna per la loro sussistenza, e da qui la teoria per cui il vino in queste terre si sia sempre fatto.
Brunnhilde ci ha fatto fare un giro stupendo a bordo della sua jeep, e abbiamo potuto vedere con i nostri occhi vigne sparse nei dintorni della Domaine.


Vogliamo raccontarvi del Dolmen des Fados, situato a Pépieux, un paesello in cui siamo passati durante la nostra visita ai vigneti; i Dolmen sono monumenti caratteristici della cultura megalitica europea costruita più di 5000 anni fa, la cui etimologia deriva da un termine di origine bretone Dol=tavola e men=pietra. La struttura dei Dolmen è fondamentalmente costruita da lastre di pietra infisse verticalmente nel terreno e a loro volta sovrastate da una lastra di copertura, in modo da formare una o più stanze, la cui principale funzione era di contenere le sepolture collettive. Come siano riusciti a creare una cosa simile nel periodo preistorico, rimane un forte mistero carico di fascino, e che contribuisce a generare bellezza e forza alla nostra azienda di provenienza.


Proseguendo per il nostro tour siamo andati a vedere una delle vigne più “giovani” di circa 40 anni: il terreno qui è per la maggior parte argillo-calcareo con presenza di piccole pietre (provate ad immaginare che bel sound quando si cammina tra la vigna! mi risuona ancora nelle orecchie!) dove troviamo Syrah, Mourvedre e Grenache.



Altra nuova avventura intrapresa è un nuovo vigneto appena piantato la scorsa primavera, in un luogo davvero affascinante, su un’altezza di circa 500 mt s.l.m con almeno 10 varietà diverse di uva, circondato dagli effluvi delle ginestre e della macchia mediterranea: sarà qui il futuro di Courbissac!


Gli altri vigneti di proprietà sono sparsi nelle zone circostanti e comprendono altre varietà come Syrah, Mourvedre, Cinsault, Grenache, Carignano, Lístan, Muscat e alcune a bacca bianca di minor fama ma di egual importanza, con età variabili dai 15 ai 70 anni.

La vigna di Cisault è a mio avviso di straordinaria bellezza, e sono come “anziane ma affascinanti signore” di 70 anni, dove la terra si colora leggermente di rosso, per la maggior presenza di argilla.

I vini che abbiamo assaggiato in cantina sono stati intensi e profondi, onesti e senza orpelli inutili, puro succo di uva di territorio, le fermentazioni sono spontanee e vengono fatte a grappolo intero: questa la vera novità introdotta da Brunnhilde qualche anno fa: le vasche di cemento da 60 hl vengono riempite per meno della metà (circa 20 quintali) a cui viene aggiunto il proprio pied-de-cuveè (circa 3 hl) utile per lo start fermentativo e li rimangono per 9-12 giorni ( per i vini base come Traverses Rouge, e 15-20 gg per i rossi più importanti, come Roc du Piere); la malolattica inizia sempre in contemporanea con l’alcolica.

Tutte le varietà vengono fatte fermentare separatamente, anche per il diverso momento di perfetta maturità: dobbiamo sempre ricordare che per avere un buon vino, il momento della raccolta è fondamentale, anche questo e’ un modo per rispettare il lavoro portato avanti durante l’anno.

Per riassumere possiamo dire che i vini prodotti possono essere riassunti in 4 categorie:
- Les Traverses Rouge e Blanc, i base, sono prodotti con uve da vigne giovani (Grenache, Mourvedre e Syrah per il rosso e Listán e Terret Gris per il bianco) nessuna aggiunta di So2, da terreni non troppo alti circa 250 mt s.l.m.
- Roc du Piere composto da uve Syrah da vigne di circa 40 anni per la maggior parte, e Mourvedre da vigne di circa 60 anni di età raccolte da un’unico vigneto.
- Roc Suzadou (novità presto nel nostro listino di settembre 2019) composto da Grenache da piante molto vecchie di circa 90 anni di età e Carignano di circa 70 anni di età. Eleganza assoluta liquida.
- Farradjales è Cinsault al 100% da un’unico vigneto di 70 anni coltivato a 400 mt
Courbissac è Brunnhilde e viceversa, una storia magnetica di una donna, una terra e un vino davvero speciali.