
Ci sono Osti che nel mondo del vino naturale ci entrano per caso e se ne innamorano come un colpo di fulmine ed è quello che è successo al nostro amico Ernesto, nel suo Bar Latteria La Pausa, a Genova.
Per chi ha avuto il modo di visitarlo, è un Bar dove ci si sente subito a casa, coccolati, anche grazie alla bella selezione vini che si può trovare! e ovviamente anche grazie ai loro grandi sorrisi, quelli di Ernesto e della figlia Cristina che gestiscono il loro Bar.
Dovete sapere che è stata il primo locale ad avere una Arkèteca, una bacheca interamente dedicata a noi di Arkè: che onore!!! e questo fin dal 2014.

Ed ora vi lasciamo l’intervista ad Ernesto, presente all’interno del nostro Catalogo 2020 dove abbiamo parlato con 6 osti di vino, del servizio e delle curiosità che si vivono da dietro al bancone quando si sceglie di proporre vini autentici, vivi, onesti, di territorio se preferite chiamarli cosí e il termine naturale non vi piace!
” Quando hai bevuto la tua prima bottiglia di vino naturale (o artigianale o tradizionale come un Barbacarlo o un Valentini) e che effetto ti ha fatto?
Ricordo che circa 15 anni fa, insieme all’amico Fulle bevemmo una bottiglia di bianco dell’Az. La Castellada, capii che esisteva un mondo del vino diverso da quello che avevo conosciuto fino ad allo- ra. Iniziai il mio percorso, diventò una vera passione,cominciai a frequentare le fiere dei vini naturali, a conoscere vignaioli, a visitare aziende agricole: un mondo affascinante. Non solo, da convinto detrattore dei bianchi diventai un “bianchista”, niente più mal di testa e acidità gastrica. Questa passione condizionò in maniera positiva il mio lavoro. Ora alla Pausa si stappa quasi esclusivamente vino naturale.
Cosa non ti piace, o meglio, cosa cambieresti di questo movimento?
Forse l’incontro che ha mi dato la svolta definitiva è stato quello con Maule Angiolino per me rappresenta il vino naturale, ma noto che intorno a lui c’è chi cavalca la tigre cioè chi, a tutti i costi, vuole infilarsi nel mercato per fare business. Credo molto nell’Associazione Vinnatur, farne parte va ben oltre le varie certificazioni bio, infatti mi farebbe piacere poter vedere in etichetta il suo logo.
Raccontaci una reazione bizzarra e curiosa dopo che un cliente ha assaggiato per la prima volta un vino naturale.
La ricordo molto bene, mi chiese: ma questo è un vino naturale, biologico? Però è buono!
Io cerco di accompagnare i miei clienti in un percorso di conoscenza delle tecniche di produzione, dalla vigna alla cantina; di avvicinarli alla degustazione partendo da vini più tecnici e da annate più favorevoli, per poi arrivare a prodotti più difficili, più estremi e complessi che per i curiosi possono diventare delle vere e proprie esperienze sensoriali.
È interessante constatare che la maggior parte dei clienti inizia a tollerarne anche qualche piccolo difetto (riduzione, volatile alta…)il più delle volte dovuto a fattori climatici sfavorevoli e ad apprezzarne l’unicità che è il vero valore aggiunto di questi vini.
Sappiamo che i vini naturali non sono filtrati e hanno quindi spesso un fondo all’interno della bottiglia, sei favorevole all’utilizzo della caraffa o del decanter?
Direi di no, sono abituato ad agitare la bottiglia prima del servizio per rimettere in sospensione le particelle. Penso che il liquido odoroso, come lo chiama Sangiorgi, acquisti complessità, si completi, diventi semplicemente più buono. Solo a volte succede che di fronte ad un vino un po’ datato utilizzi una caraffa per ossigenarlo più in fretta, ma diventa quindi solo un uno strumento per accelerarne l’apertura.
Parlaci di un vino che ami del catalogo Arkè
Mi piace molto la vostra selezione, non è quindi semplice sceglierne uno, ma devo dire che c’è un’etichetta che amo particolarmente, si tratta del Quinto Quarto grigio, ora Sivi, di Franco Terpin. Un vino che in base all’annata e alla stagione in cui lo stappi cambia completamente le caratteristiche e riesce sempre ad emozionarti. Questo perché a produrlo c’è un uomo che sa quello che fa, una persona vera e schietta. I suoi vini sono lui e lui rappresenta i suoi vini. Quando il cliente mi dice “fai te, stappa una bottiglia che piace a te”, io non ho dubbi, il Quinto Quarto Grigio non delude mai.”
Grazie Ernesto, Grazie Cristina e al Bar La Pausa!

